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Aprire partita IVA online per fashion blogger

Oggi parleremo dell’apertura della partita IVA per fashion blogger, nuova professione nata grazie all’era del digitale e ad internet. Il blogger può essere un fashion blogger se lavora nel campo della moda, travel blogger se lavora nel mondo dei viaggi o design blogger se lavora nell’arredamento. Parleremo per antonomasia del fashion blogger, sottintendendo che quanto scriviamo può essere ampliato anche alle altre tipologie di blogger sopra elencate. Chiara Ferragni, con il suo blog: “the blond salad” è stata la pioniera dei fashion blogger e forse possiamo dire che ha inventato un nuovo lavoro. Oggi, penso che sarà capitato a molti voi di pensare di aprire un blog, farsi delle foto più carine, commentare gli outfit e perché no, pensare di diventare fashion blogger a tutti gli effetti.

Sommario

Chi è il fashion blogger

Fashion blogger come guadagnare

Come inquadrare l'attività dei fashion blogger

Le problematiche legate all'inquadramento

Il regime forfettario per il fashion blogger

I vantaggi del fashion blogger

Quanto paga di imposte un fashion blogger

Quanti contributi previdenziali versa un fashion blogger

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Chi è il fashion blogger

Il fashion blogger ama la moda e condivide il suo stile sul suo blog e sui social network, scrivendo il suo parere sulla tendenza del momento e presentando a tutti i suoi followers le novità del momento. I fashion blogger gestiscono delle pagine di blog e delle pagine social dove caricano moltissime foto e contenuti, facendo apprezzare la propria immagine e creando di sé stessi un brand. In questo modo sono visti da moltissimi visitatori ed acquisiscono followers.

Coloro i quali riescono ad avere un grande traffico, potrebbero creare un vero e proprio business e guadagnare talvolta attraverso la pubblicità. Sui social si pubblicano le proprie fotografie con un particolare outfit scrivendo un post nel quale si porta valore all’outfit indossato. Oltre a quanto già esposto, ovviamente chi possiede un blog deve essere anche e soprattutto bravo a creare relazioni con i fan e con gli interessati all’argomento creando una  vera e propria community dove discutere e argomentare le tendenze del momento.

Se qualcuno di voi pensa di aprire un blog cominciando a scrivere contenuti in maniera assidua, pubblicando con regolarità foto e video sui social e guadagnare subito è fuori strada. Affinché si possa guadagnare e creare un vero e proprio business attraverso la pubblicità sui social e sul blog è necessario prima di tutto avere moltissimi followers.

Inoltre, ritornando ad un tema che ci compete, come tutti i guadagni, anche quello derivante dalla pubblicità su blog e social come Instagram o Facebook deve essere dichiarato e quindi tassato. Per essere completamente in regola anche i fashion blogger dovranno aprire la loro partita IVA, anche se i ricavi non saranno molto ingenti nei primi periodi.

Fashion blogger come guadagnare

Per i fashion blogger, la principale fonte di guadagno è rappresentata dalla pubblicità. L’introito che si genera deriva dal numero dei click sui post o feed oppure dal numero di visualizzazioni degli stessi. Affinché comunque si possa effettivamente pubblicizzare un brand con un abito, un paio di scarpe è necessario ottenere delle partnership con le aziende per la promozione di alcuni prodotti. Attenzione che la regola principale per ottenere queste partnership è l’avere delle pagine siano molto frequentate con moltissimi followers di modo che tante persone possano guardare i vostri contenuti.

Come inquadrare l’attività dei fashion blogger

Dal punto di vista fiscale, la gestione di un blog e dei social network comporta l’apertura della partita IVA poiché i blog e i social sono accessibili a qualsiasi ora del giorno 365 giorni l’anno quindi si tratta di un’attività continuativa ed abituale e non di una prestazione occasionale.

La gestione di un blog, quando si guadagna tramite la pubblicità va intesa come un’attività commerciale e quindi iscrivibile in camera di commercio e gestione commercianti INPS. Se invece si gestisce un blog, senza guadagnare con la pubblicità ma guadagnando fornendo delle semplici consulenze di immagine ci si inquadra come dei professionisti. Per i fashion blogger che hanno pochi followers, probabilmente un introito molto basso e regolarizzare la propria posizione attraverso l’apertura di una ditta commerciale spesso e volentieri porta a delle perdite. In questo senso è necessario capire se il business sia sostenibile o è meglio lasciar perdere. Se però vi state chiedendo allora se sia meglio lasciar perdere, la nostra risposta è no.

Se i vostri guadagni, almeno all’inizio sono molto esigui, il consiglio è quello di tenere bloccati i pagamenti come è possibile attraverso Adsense di google, non appena avrete fatto un bel gruzzoletto in modo che paghino da se i costi d’apertura di una partita IVA la prima azione da fare è contattare il proprio consulente di fiducia e valutare insieme quale sia la soluzione migliore.

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Le problematiche legate all’inquadramento

Come abbiamo detto prima per il mestiere del fashion blogger, la situazione che viene a crearsi nello specifico per questa attività è al limite.

Se si guadagna tramite la pubblicità si deve aprire la partita IVA come impresa perché si svolge un’attività commerciale. Se invece non si guadagna con la pubblicità ma solamente tramite delle consulenze di immagine si deve aprire la partita IVA come dei professionisti. Quando l’attività del blogger rientra nell’attività d’impresa richiede un investimento di capitale consistente rispetto all’attività del lavoratore stesso. È chiaro però che il fashion blogger non ha bisogno di grossi investimenti in capitale per svolgere la propria attività se non una connessione internet ed una macchina fotografica. La questione che fa propendere ad un’attività commerciale piuttosto che un’attività di lavoro autonomo a questo punto potrebbe essere dovuta alla modalità di guadagno del contribuente ovvero in percentuale rispetto ad una vera e propria parcella.

È doveroso scrivere che nella stragrande maggioranza dei casi è molto difficile inquadrare le nuove attività nate dall’avvento di internet ed i social poiché si tratta di figure molto a limite tra quelle disciplinate dalla legge, ma oggi scegliamo di inquadrare il nostro fashion blogger sotto il profilo di impresa, considerando che spesso è il più frequente.

Il regime forfettario per il fashion blogger

Come abbiamo detto l’introito dei fashion blogger deriva dalla pubblicazione di contenuti, immagini, post, feed etc sui blog e sui social che valorizzano un determinato prodotto di un determinato brand. Questa, per analogia, ribadiamo che può essere associata a pubblicità vera e propria e quindi un’attività commerciale a tutti gli effetti.

Qualora si tratti della prima attività, senza dubbio il regime fiscale più conveniente sarà senz’altro il regime forfettario. In questo caso, a differenza del lavoratore autonomo per il quale l’apertura della partita IVA è gratuita e si può fare autonomamente recandosi in Agenzia dell’Entrate, l’apertura della partita IVA per il fashion blogger non sarà gratuita e quest’ultimo dovrà necessariamente rivolgersi ad un professionista abilitato il quale provvederà l’iscrizione della ditta del fashion blogger alla propria camera di commercio di riferimento.

Qualora abbiate i requisiti per accedere al regime forfettario, avrete la possibilità di godere di importanti vantaggi rispetto alla tradizionale partita IVA, vediamo i principali.

I vantaggi del fashion blogger

Partiamo subito con il primo vantaggio.

Le semplificazioni in materia di IVA

Il regime forfettario è un regime fiscale esente da IVA. Nelle fatture del fashion blogger quindi non sarà presente l’IVA. La mancanza dell’IVA oltre ad una maggiore competitività all’interno del mercato perché permetterà di applicare prezzi più bassi per le proprie prestazioni porterà anche ad un risparmio dal punto di vista del professionista che seguirà il fashion blogger nella gestione della partita IVA. Questo perché l’assenza di IVA semplifica molti adempimenti del commercialista.

Un’unica imposta

Un altro dei vantaggi del regime forfettario è la presenza di un’unica imposta sostitutiva con un’aliquota molto bassa del 5% o 15% a seconda se si aderisce al regime forfettario start-up o meno. La presenza di un’imposta sostitutiva significa che non si pagheranno né IRPEF, IRAP o altre imposte addizionali. Si dovrà pagare solo un’imposta. Nessun Regime Fiscale prevede tasse così basse.

Nessuna ritenuta d’acconto

Il regime forfettario, oltre ad essere esente IVA, è esente anche dalla ritenuta d’acconto. Con questo, regime non si dovrà inserire nessuna ritenuta d’acconto in fattura in quanto il fashion blogger è soggetto ad un’unica imposta sostitutiva sui suoi ricavi che dovrà versare egli stesso. Ne consegue che su qualsiasi fattura verrà incassato il 100% dell’importo.

Quanto paga di imposte un fashion blogger

Il fashion blogger in regime forfettario pagherà sul reddito imponibile, determinato moltiplicando i ricavi percepiti con il coefficiente di redditività previsto per il suo codice Ateco, un’imposta in misura pari al 15%. Ricordiamo che nel caso di start-up, invece, è prevista una riduzione dell’aliquota d’imposta che sarà pari al 5% anziché al 15% per i primi cinque anni dall’avvio dell’attività, dopodiché si passerà all’aliquota normale del 15%.

Procediamo ad un esempio per essere più immediati.

Ipotizziamo che il nostro fashion blogger startup abbia un fatturato annuo di € 15.000:

Fatturato € 15.000

Coefficiente di redditività previsto per questo codice Ateco: 78%

Calcolo delle imposte: (15.000 * 78%) x 5% = € 585

Quanti contributi previdenziali versa un fashion blogger

Arriviamo al tasto dolente, come più volte abbiamo analizzato, le ditte commerciali hanno l’obbligo di iscriversi all’INPS gestione commercianti. Questo particolare trattamento previdenziale prevede il pagamento di contributi fissi minimi pari a circa 3.600 € euro ogni anno. I contribuenti forfettari però hanno la facoltà di richiedere la riduzione del 35% dei contributi della Gestione Commercianti da pagare. La quota di contributi quindi da 3.600 annuali passerà a circa 2.400 € cifra di sicuro da versare in 4 rate trimestrali di pari importo.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 30/10/2018
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