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Apertura partita IVA on line per arredatore

Oggi, nel nostro blog, abbiamo deciso di parlare del mestiere dell’arredatore/arredatrice per potervi guidare lungo l’iter di apertura della Partiva IVA e facilitare il percorso da seguire per mettersi in proprio.

Vedremo nello specifico come fare per aprire una partita IVA per interior designer, se sono necessari particolari requisiti per avviare l’attività in oggetto e quale è il regime fiscale più conveniente al quale assoggettarsi per essere in regola con il fisco.

Sommario

Chi è l'arredatore/arredatrice?

Partita iva o prestazione occasionale?

Il regime forfettario per l'arredatore

L’obbligo di rispettare il fatturato per l'arredatore

Come aprire la partita iva online per arredatore

I vantaggi del regime forfettario per l'arredatore

Quanto paga di imposte un arredatore

Quanti contributi previdenziali versa un arredatore?

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L’arredatore o interior designer sta finalmente acquisendo grande attenzione da parte di coloro che devono arredare e ristrutturare casa. L’arredatore è colui che sceglie la disposizione degli arredi per valorizzare i vani studiando le sinergie che si possono creare tra stile, luce, cromaticità e geometria considerando gli aspetti tecnici, organizzativi e estetici che compongono il processo decisionale.

Inquadriamo allora questo mestiere dal punto di vista fiscale e contributivo, e vediamo come si fa ad essere in regola svolgendo questa professione.

Chi è l’arredatore/arredatrice?

L’arredatore o l’arredatrice o per meglio utilizzare un termine anglosassone, l’interior designer, è un professionista che assiste e guida il suo cliente per trovare l’arredo dei vani che più soddisfa il gusto del cliente non tralasciando una serie di regole tecniche fondamentali.

Per essere definito un arredatore di tutto rispetto non basta solo avere buon gusto ma è necessario possedere un bagaglio di esperienza e di formazione necessario per riconoscere quali sono gli strumenti e le metodologie da utilizzare nei casi specifici.

Per esser un buon arredatore o un interior designer è sicuramente necessario saper interpretare ed imparare ad ascoltare le esigenze e i gusti del cliente per riuscire a realizzare il suo sogno di casa. Il ruolo dell’arredatore/ arredatrice non deve essere per nulla sottovalutato; rivolgersi ad un professionista permette di ottimizzare il budget economico e di far risparmiare del tempo al cliente che è svincolato dallo stress di pensare a cose che non sono di sua stretta competenza.

Per diventare un arredatore da un punto di vista prettamente formativo e scolastico non sono previsti particolari percorsi tuttavia è fortemente consigliato seguire un percorso di studio di tipo artistico tramite istituti d’arte, di design o universitari.

Ovviamente tutto ciò non basta e mai basterà ma per continuare ad avere un lavoro di arredatore bisognerà mantenersi continuamente aggiornati attraverso corsi pensati e creati appositamente per la professione come i corsi di arredatore con i quali il professionista si aggiorna continuamente seguendo i trend del momento.

Chi si occupa di design interno spesso collabora con figure professionali affini al mestiere quindi la correlazione con un architetto non è da escludere.

Torniamo adesso a ciò che ci compete, il mondo della partita IVA. Per tutti coloro che volessero mettersi in proprio e lavorare come interior design forniamo una guida su quale sia l’inquadramento fiscale migliore per la propria posizione e quali sono i vantaggi di aprire una partita IVA come arredatore/arredatrice d’interni oppure arredatore on line, in regime forfettario.

Molti di voi però si chiederanno: “è davvero necessario aprire partita IVA ?  Non si può usare la classica ricevuta di prestazione occasionale con ritenuta d’acconto?

Partita iva o prestazione occasionale?

Aprire partita IVA per arredatore è obbligatorio nel momento in cui l’attività diventa continuativa ed abituale, a prescindere da qualsiasi sia il livello di fatturato. Il mito che se non si superano i 5000 € di reddito non dovete aprire la partita IVA ma potete lavorare con la prestazione occasionale è totalmente falso. Come più volte abbiamo visto, il principio che fa sorgere l’obbligatorietà della partita IVA è l’abitualità e la continuità dell’attività.

Finché si svolge una prestazione occasionale, per esempio la collaborazione per l’arredo di un solo vano, o per la predisposizione di design una tantum, non c’è l’obbligo dell’apertura della partita IVA.

Se invece l’attività svolta sia costante, anche se si guadagnano meno di 5000 € annui, sorge l’obbligo dell’apertura della partita IVA. Per il fisco l’attività sarà intesa come abituale ed il principio di occasionalità viene meno.

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Il regime forfettario per l’arredatore

Il primo passo per aprire una partita IVA come arredatore è quello di individuare il regime al quale il titolare della partita IVA può aderire. Il regime più conveniente per chi decide di avviare un’attività è il regime forfettario. Per poter aderire a tale regime ci sono però dei requisiti da rispettare:

  1. limite dei ricavi e compensi previsti max 85.000 € annui (da ragguagliare se l’apertura avviene in corso d’anno).

Ricordiamo che fino al 2022 il tetto massimo di reddito era di € 65.000 che è stato innalzato a € 85.000 con l’approvazione della legge di bilancio 2023.

Attenzione però! Sono previste delle cause di esclusione dal regime forfettario (anche se si è in possesso dei requisiti elencati sopra) ai sensi dell’art. 1, comma 57, legge n. 190/2014. Nel caso specifico dell’arredatore:

Una volta constatato di avere i requisiti per aderire al regime forfettario, si potrà procedere con l’apertura della partita IVA.

L’obbligo di rispettare il fatturato per l’arredatore

I vantaggi di cui parleremo più avanti nel nostro articolo devono essere messi in relazione però con gli obblighi per usufruire per le agevolazioni del regime. La più importante senza dubbio è quello di non superare i 85.000 € di fatturato annuo.

Certamente vi starete chiedendo: “E se supero i 85.000 € annui cosa succede?”

Non allarmatevi, superando la soglia dei 85.000 € si potrà continuare ad operare in regime forfettario fino ad un fatturato di 100 mila. In tale ipotesi, a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo si passerebbe automaticamente in regime IVA normale con tutti gli adempimenti conseguenti. Se invece si superassero anche i 100 mila euro nell’anno in corso saranno dolori. Al superamento di tale soglia infatti automaticamente già nell’anno in corso si dovrà adottare il regime di contabilità semplificata con tassazione IRPEF ordinaria e sarà necessario anche applicare l’iva sulla fattura che determinerà il superamento dei 100 mila euro di fatturato.

Come aprire la partita iva online per arredatore

Una volta verificati i requisiti per il regime forfettario, la partita IVA può essere aperta recandosi ad un qualsiasi sportello dell’Agenzia delle Entrate compilando il modello AA9\12 ed indicando in questa fase l’eventuale adesione al regime forfettario e consegnarlo all’impiegato che vi rilascerà immediatamente il vostro nuovo numero di partita IVA. In sede di compilazione inoltre, si dovrà scegliere anche il codice ATECO che indica l’attività che si andrà a svolgere.

Ricordiamo che il codice da arredatore appartiene a quella categoria di codici ATECO che fa capo alla gestione separata INPS. Di fatto, considerando che l’arredatore rientra nel settore della libera professione ne segue che non dovrà fare iscrizione in Camera di Commercio e di conseguenza all’iscrizione alla gestione INPS commercianti/artigiani.

Sembra tutto facile tuttavia, aprire una partita IVA non è così semplice come appare. Aprirla è solo il primo passo dopo di che questa deve essere anche gestita. Degli errori in sede di apertura come la scelta del regime fiscale o del codice ATECO sbagliato possono costare caro. Consigliamo sempre di affidarsi ad un professionista, egli capirà la tua situazione e saprà consigliarti la soluzione migliore.

I vantaggi del regime forfettario per l’arredatore

Partiamo subito con il primo vantaggio.

Le semplificazioni in materia di IVA

Il regime forfettario è un regime fiscale esente da IVA. Nelle fatture dell’arredatore quindi non sarà presente l’IVA. La mancanza dell’IVA oltre ad una maggiore competitività all’interno del mercato perché permetterà di applicare prezzi più bassi per le proprie prestazioni porterà anche ad un risparmio dal punto di vista del professionista che seguirà l’interior designer nella gestione della partita IVA. Questo perché l’assenza di IVA semplifica molti adempimenti del commercialista.

Un’unica imposta

Un altro dei vantaggi del regime forfettario è la presenza di un’unica imposta sostitutiva con un’aliquota molto bassa del 5% o 15% a seconda se si aderisce al regime forfettario start-up o meno. La presenza di un’imposta sostitutiva significa che non si pagheranno né IRPEF, IRAP o altre imposte addizionali. Si dovrà pagare solo un’imposta. Nessun Regime Fiscale prevede tasse così basse.

Nessuna ritenuta d’acconto

Il regime forfettario, oltre ad essere esente IVA, è esente anche dalla ritenuta d’acconto. Con questo, regime non si dovrà inserire nessuna ritenuta d’acconto in fattura in quanto l’arredatore è soggetto ad un’unica imposta sostitutiva sui suoi ricavi che dovrà versare egli stesso. Ne consegue che su qualsiasi fattura verrà incassato il 100% dell’importo.

Quanto paga di imposte un arredatore

L’interior designer in regime forfettario pagherà sul reddito imponibile, determinato moltiplicando i ricavi percepiti per il coefficiente di redditività previsto per il suo codice ATECO, un’imposta in misura pari al 15%.

Ricordiamo che nel caso di start-up, invece, è prevista per il disegner per interni una riduzione dell’aliquota d’imposta che sarà pari al 5% anziché al 15% per i primi cinque anni dall’avvio dell’attività, dopodiché si passerà all’aliquota normale del 15%.

Procediamo ad un esempio per essere più immediati.

Ipotizziamo che il nostro arredatore startup abbia un fatturato annuo di € 15.500.

Fatturato € 15.500

Coefficiente di redditività previsto per questo codice ATECO: 78%

Calcolo delle imposte: (15.500 * 78%) x 0,05 = € 604,05

Quanti contributi previdenziali versa un arredatore?

I contributi INPS saranno calcolati sullo stesso imponibile calcolato nell’esempio del paragrafo precedente. Questi ricordiamo che saranno parti al 25,72% del fatturato e non c’è una quota fissa annuale INPS da pagare. L’arredatore verserà contributi solo se avrà conseguito dei ricavi.

Ipotizziamo sempre un calcolo approssimativo con nostro arredatore che ha un fatturato di € 15.500.

Fatturato € 15.500

Coefficiente di redditività previsto per questo codice ATECO: 78%

Calcolo dei contributi previdenziali: (15.500 x 78%) x 25,72% = Euro 3.109,548

Nota importante! Nel caso in cui il professionista decide di aprire la partita IVA ad esempio nel 2020, contributi e INPS relativi al 2020 saranno pagati nell’estate del 2021.

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Autore: Michele (Partitaiva24.it)
Pubblicato il: 11/10/2018
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